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dai GIORNALI di OGGI

Il fotovoltaico italiano

avanti in ordine sparso

2009-03-13

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

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Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

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2009-03-13

Il fotovoltaico italiano avanti in ordine sparso

di Giuseppe Caravita

12 marzo 2009

Lo studio dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano

 

Dietro le luci di un mercato incentivato da un miliardo di euro (tre miliardi, compreso l'indotto), e in crescita a tre cifre, (300 megawatt istallati nel 2008, al 140% in più) si cela un'industria nascente del fotovoltaico italiano ancora fragile, ad alta intensità di importazione, persino costellata di posizioni di rendita. E da un sistema autorizzativo, per gli impianti solari (e produttivi) piuttosto caotico, discrezionale, diverso Regione per Regione, persino assessorato per assessorato.

E' la diagnosi scaturita dal convegno tenutosi giovedì al Politecnico di Milano in occasione della presentazione di uno studio sul solare italiano effettuato dalla Scuola di Management dell'Ateneo milanese, coordinato da Vittorio Chiesa, direttore dell'Energy & Strategy Group della scuola. Per la prima volta sono stati censite oltre 630 imprese attive nella filiera fotovoltaica. E altre 200 nel solare termico.

Margini ancora limitati

Sono di sicuro molti: 200 produttori di silicio, fette (Wafer), celle e moduli, 314 distributori e istallatori (senza contare alcune migliaia di operatori locali non specializzati) e inoltre oltre 110 imprese di produzione fotovoltaica elettrica e trading di energia.

Eppure, su un miliardo di mercato finale (e circa 100 milioni di euro di fondi pubblici finora investiti nel conto energia) il margine operativo lordo generato dalle imprese fotovoltaiche di origine italiana (il 74% degli istallatori e solo il 38% di chi produce celle e moduli) viene stimato in soli 180 milioni di euro, pari al 28% del margine complessivo generato lungo le diverse fasi della filiera.

Troppo poco, si importa il 40% delle celle e il 98% del silicio, ovvero i segmenti in cui i margini sono più elevati. E le imprese che producono celle si contano sulle dita di una mano (Eni, Solsonica, XGroup, Helios e Ommniasolar). "Una fetta troppo importante di quello che investiamo va all'estero – è la diagnosi di Antonio Costato, vicepresidente di Confindustria per l'Energia e il Mercato".

Rischio acquisizioni

La nascente industria italiana del fotovoltaico va assolutamente irrobustita. "Devono investire in maniera significativa - rileva Chiesa - altrimenti il rischio è quello di venire assorbiti in pochi anni da più agguerriti concorrenti tedeschi, americani o asiatici".

Oggi il conto energia italiano, (da 36 centesimi a chilowattora fino a 49 centesimi per un un impianto integrato in un edificio residenziale) fa gola ovunque. E, nonostante il calo programmato del 2% annuo, è una fortissima attrazione per gli investitori esteri.

"E poi incentivi così elevati stanno generando sorgenti di rendita – rileva Costato – ci si sta illudendo che possa esistere un'industria ad alto rendimento senza rischio, così come ci si è illusi di una finanza priva di rischi".

L'impatto della crisi finanziaria

La diagnosi comune, per i prossimi anni del fotovoltaico italiano è poi meno rosea rispetto ai mesi passati. "La crisi finanziaria sta ritardando molti progetti di grandi dimensioni già pronti a partire nel 2009, anche se al 2010-2011 dovrebbe essere raggiunta la soglia di un 1,2 gigawatt, oltre a cui scatterà, dopo i successivi 14 mesi la fine del conto energia attuale - rileva Chiesa -; sarebbe quindi utile prolungare di almeno qualche anno le incentivazioni dato che, secondo le nostre previsioni il fotovoltaico non arriverà alla "grid parity" prima del 2014-2016, al di là delle tante previsioni iper-ottimistiche che oggi spesso circolano".

Puntare di più sulla ricerca

"La piena competitività fotovoltaica è ancora lontana. Meglio ridurre gli incentivi del conto energia e finanziare di più la ricerca – osserva Ennio Macchi, direttore del dipartimento Energia del Politecnico di Milano – ; il fotovoltaico e il solare sono oggi campi in grande fermento innovativo". Solo in Italia oggi si contano 38 progetti di ricerca, di cui tre avviati da network di imprese sul bando industria 2015. "Oggi il 90% degli impianti istallati su basa su celle in silicio mono o policristallino, che ormai sembrano aver raggiunto la maturità - rileva il rapporto - mentre il futuro sta nella seconda generazione (film sottile), che passerà dal 10 al 30% del mercato nei prossimi 10 anni e costeranno un terzo (da 3 a un euro per watt)".

"E poi la terza generazione, come il fotovoltaico a concentrazione o con strutture nanotecnologiche - osserva Macchi. Siamo più forti nella ricerca che nella produzione".

L'opportunità del solare termico

Diverso il quadro per il solare termico. Qui, dopo anni di stasi, nel 2008 sono stati istallati pannelli per circa 200 milioni (il 66% in più sull'anno prima) più 160 milioni per le attività correlate. "È un campo in crescita attesa stabile, caratterizzato da impianti energeticamente persino più efficienti di quelli fotovoltaici, e noi lo prevediamo in crescita media al 27% al 2015 - rileva Macchi - ma qui c'è un chiaro potenziale inespresso, con un'offerta sottodimensionata alla domanda".

E' forse la maggiore opportunità che mette in luce la ricerca del Politecnico di Milano. "Molti leader nell'area termosanitaria non hanno messo al centro delle proprie strategie il solare termico, soprattutto a causa dell'attesso rallentamento del mercato edilizio, dovuto alla crisi. Però oggi, con il mantenimento della detrazione fiscale al 55% per le ristrutturazioni energetiche - rileva Macchi – vi potrebbe essere un effetto positivo. Nel 2007 circa un quarto delle 106mila domande di detrazione hanno riguardato i collettori solari termici. Tutto ciò dovrebbe indurre alcuni ripensamenti sia in leader come Riello, Vaillant, Mts, Ferroli. Sia in nuovi entrati come Paradigma, Enerpoint, Accomandita". Qui, con ogni probabilità, il valore aggiunto per l'industria italiana (nonostante la possibile concorrenza di prodotti a basso costo asiatici) potrebbe persino essere superiore a quello attuale del fotovoltaico.

Giuseppe.Caravita@ilsole24ore.com

12 marzo 2009

Lo studio dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano

12 marzo 2009

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Fotovoltaico / L'evoluzione attesa del mercato

La filiera fotovoltaica in Italia

Le imprese nella filiera fotovoltaica

Solare termico / L'evoluzione attesa del mercato

 

 

Fotovoltaico organico, a Roma parte la fase pre-industriale

di Luca Salvioli

6 febbraio 2009

Parte la fase pre-industriale del fotovoltaico organico. Il lancio è avvenuto a Roma, nel Laboratorio di ricerca e sviluppo tecnologico del Polo solare organico della Regione Lazio. E' lì, all'interno del Tecnopolo Tiburtino, che entro fine 2010 verranno realizzate, con la nuova tecnologia, celle solari su vetro per 10mila metri quadrati.

Di cosa si tratta? Il fotovoltaico è oggetto di un notevole sforzo dei laboratori di ricerca. Il presente è costituito perlopiù dai tradizionali pannelli mono o policristallini spesso circa 100 micron. A fianco si sviluppa il segmento del film sottile. Permette costi inferiori e una migliore integrazione architettonica (è flessibile), anche se deve dimostrare la stessa affidabilità. Per il momento a livello commerciale esiste solo quello inorganico, che arriva ad uno spessore, a seconda del materiale (silicio amorfo, diseleniuro di indio e rame o tellururo di cadmio), di meno di un micron. "Siamo pronti con il fotovoltaico organico", spiega Franco Giannini, direttore del Dipartimento di Elettronica dell'università di Roma Tor Vergata e condirettore, insieme ad Aldo Di Carlo, del Polo solare. Con lo sviluppo tecnologico diminuisce lo spessore, il costo, ma anche l'efficienza. In genere si va dal 10-12% del pannello tradizionale all'8% del film sottile inorganico fino a circa il 4% dell'organico.

I vantaggi dell'organico. L'idea nasce in Svizzera, ma è stata sviluppata nei laboratori di ricerca laziali. A differenza delle celle di silicio, in questo caso la luce viene convertita in corrente elettrica grazie all'azione combinata di un colorante di origine organica (gli antociani) e un film sottile di nanoparticelle di biossido di Titanio (lo stesso materiale utilizzato come sbiancante nei dentifrici). La cella è composta da una base in vetro o plastica e "uno strato di biossido di Titano sul quale vengono depositati gli altociani e un elettrolita", continua Giannini. Sulla carta i vantaggi principali, rispetto all'inorganico, sono diversi. "Innanzitutto lo scambio di cariche non avviene attraverso un'unica superficie - dice Giannini - con le nanoparticelle la reazione è su tre dimensioni". C'è poi l'aspetto dei costi: "Un impianto che oggi costa 20mila euro potrà crollare a 200 euro". I materiali, infine, sono più leggeri e dovrebbero favorire l'integrazione architettonica. La tecnologia sfrutta la luce diffusa, in quanto le celle trasparenti possono essere integrate sui vetri delle costruzioni e sfruttarla sia in esterno che in interno.

Pubblico&Privato. I Laboratori sono il frutto della collaborazione tra l'Università Roma Tor Vergata e la Regione Lazio, che ha finanziato l'attività di ricerca due anni e mezzo fa con 6 milioni di euro. Lo spin-off Universitario Dyers farà da supporto alla fase di ingegnerizzazione del prodotto. Per l'industrializzazione effettiva, che avverrà dopo il 2010, si è già creato un consorzio all'interno del quale confluiscono l'università Tor Vergata di Roma, quelle di Ferrara e Torino a fianco di alcune aziende che si sono aggiudicate l'esclusiva della produzione e commercializzazione: Erg Renew, Permasteelisa e l'affiliata italiana dell'australiana Dyesol. L'assessore all'Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio, Filiberto Zaratti, ha spiegato il duplice risultato del Polo d'eccellenza: "Il primo è quello di aver dato un primo impulso al settore dell'industria delle rinnovabili nella nostra Regione, mentre il secondo è quello di voler aiutare il sistema paese a superare il gap tecnologico e di ricerca che possiede in questo campo. Ora la scommessa, in un periodo di crisi come questo, è quella di dare uno sbocco industriale a queste tecnologie sostenibile che sono a disposizione delle aziende".

I nodi da risolvere. Sulla strada della commercializzazione vanno ancora affrontate alcune questioni. "L'unico vero problema che dovremo risolvere in questa fase è legato all'elettrolita utilizzato - conclude Giannini -. Quello attuale è corrosivo, quindi richiede elettrodi fatti di materiali molto resistenti". Inoltre "dobbiamo capire meglio i meccanismi con cui avvengono alcuni fenomeni nanoscopici".

lucasalvioli.nova100.ilsole24ore.com

 

 

 

Fotovoltaico: Italia in prima fila per la competitività

di Giuseppe Caravita

RADIO24

Le novità sul 55% - Salvadanaio

Eolico: boom mondiale nel 2008. Usa, Europa e Cina

Decollano le micro-pale gestite in casa(di Luca Salvioli)

Dossier Nuove Energie

Ha fatto scalpore, tra gli addetti ai lavori, uno studio della McKinsey che indicava due Paesi al mondo come i più vicini, oggi, alla "grid parity" fotovoltaica. Ovvero a quel punto di pareggio in cui una cella solare, sotto un cospicuo irraggiamento, riesce a produrre elettricità a costi uguali, o persino inferiori a quelli prevalenti di mercato.

E l'Italia, caratterizzata dalle sue tariffe elettriche più care del 30% rispetto alla media europea e, insieme, da un robusto irraggiamento naturale, è stata valutata dagli analisti della McKinsey global Foundation come il secondo candidato mondiale alla rottura del filo di lana fotovoltaico: elettricità realmente competitiva con le fonti fossili.

Ma le cose stanno davvero così? Heinz Ossembrink, responsabile dell'unità per le energie rinnovabili del centro di ricerca comunitario di Ispra, da oltre vent'anni, con il suo gruppo, misura il fotovoltaico europeo e internazionale. "La "grid parity" stabile, con il progresso delle tecnologie e la riduzione nei costi arriverà all'incirca, nelle previsioni condivise, al 2012 – osserva – ma già l'estate scorsa, sulla borsa elettrica del Gme vi sono stati numerosi casi di richieste spot di picco diurno giunte a 50-60 centesimi per chilowattora. E alcune di queste sono già state soddisfatte da forniture via rinnovabili". Si tratta, per ora di casi piuttosto estremi. "Ma, soprattutto nel Sud Italia, la barriera del l'economicità comincia a essere superata, e non solo per poche settimane all'anno".

Per Ossembrink è la leva per una previsione: "La nascita, nei prossimi anni, di operatori a energie rinnovabili combinate e integrate, di massa critica sufficiente, capaci di sfruttare al meglio le situazioni di picco, e di adattarsi con flessibilità al mercato".

Un esempio viene da un esperimento in corso guidato dal l'Università di Kassel per conto del Governo tedesco: la simulazione di un impianto energetico combinato, da 40 megawatt, che integra 36 impianti da biomasse, pompaggio d'acqua in bacini idroelettrici, campi eolici e fotovoltaici. "Ebbene, un impianto a rete di questo tipo sarebbe ampiamente capace di soddisfare la domanda elettrica in ogni punto dell'anno, anche nei suoi picchi stagionali". Sfatando il mito di rinnovabili incostanti, destinate a un futuro marginale.

"Nei prossimi anni cominceranno ad emergere operatori ibridi di questo tipo – prevede Ossembrink – che si avvantaggeranno da crescenti masse critiche e insieme dalla riduzione dei costi insito nello sviluppo della tecnologia fotovoltaica. Il loro punto critico starà nello storage. I pompaggi possono essere molto costosi. In inverno, per esempio, i picchi sono nelle ore serali. E uno storage di energia persino di poche ore, anche fatto con sistemi di batterie, potrà fare la differenza".

Operatori di picco, quindi, agili e capaci di evolvere. "Con strutture energetiche anche, per così dire, in multiproprietà, ma gestite in modo coordinato. E casi di questo genere, almenmo in Germania, cominciano a emergere". La traiettora, secondo Ossembrink, verso gestori profittevoli e di mercato. E non più dipendenti dai sussidi pubblici.

 

 

 

 

 

 

 

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Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Riferimaneti Leggi e Normative : Michele Dalessandro - Organizzazione, impaginazione grafica: Francesca Dalessandro

 

ISTAT

http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/prodind/20090210_00/

Indice della produzione industriale

Periodo di riferimento: Dicembre 2008

Diffuso il: 10 febbraio 2009

Prossimo comunicato: 18 marzo 2009

Nel mese di dicembre 2008, sulla base degli elementi finora disponibili,l'indice della produzione industriale con base 2000=100 è risultato pari a 75,6 con una diminuzione del 12,2 per cento rispetto a dicembre 2007, allorché risultò uguale a 86,1. Nella media dell’intero anno 2008 l’indice ha presentato una diminuzione del 4,3 per cento. L'indice della produzione corretto per i giorni lavorativi ha registrato in dicembre una diminuzione tendenziale del 14,3 per cento (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 19 di dicembre 2007),mentre nella media del 2008 il medesimo indice ha segnato un calo del 4,3 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2007 (i giorni lavorativi sono stati 253 come nel 2007). L'indice della produzione industriale destagionalizzato è risultato pari a 84,9 con una diminuzione del 2,5 per cento rispetto a novembre 2008.

Si segnala che a partire dalla pubblicazione dei dati relativi al gennaio 2009 inizierà la diffusione dei nuovi indici della produzione industriale,espressi in base 2005 e calcolati utilizzando la nuova classificazione delle attività economiche ATECO 2007 (omologo italiano della NACE rev.2 europea). Contestualmente si procederà alla ricostruzione delle serie stori-che retrospettive che saranno rese disponibili nella banca dati ConIstat.

E’ da notare che il passaggio alla base di riferimento 2005 e alla NACE rev.2 per gli indicatori congiunturali avverrà in corrispondenza del dato di gennaio 2009 in tutti i paesi dell’Unione europea.

 

Ulteriori dati sono disponibili sulla banca dati CONISTAT